Concepita per volontà dell’imprenditore Carlo Corazza, la “Guidovia” venne realizzata su progetto di Alberto Laviosa, nonno del presidente di Autoguidovie Camillo Ranza, per rispondere alla crescente domanda dei pellegrini in visita al Santuario della Madonna della Guardia sopra Genova.
La Guidovia era costituita da una serie di vetture, piccole carrozze tranviarie, alimentate da un motore a benzina (successivamente convertito in diesel) e con ruote rivestite in gomma piena: l’aderenza era assicurata dalle ruote gommate per inerpicarsi, senza l’ausilio di alcuna cremagliera, su un percorso di circa 11 chilometri, con un dislivello di oltre 700 metri. Le gomme rotolavano su due cordoli in calcestruzzo posti esternamente alle rotaie, a scartamento metrico, che guidavano la corsa delle vetture.
Ai capilinea le vetture venivano girate a mano su piattaforme girevoli, per riprendere la direzione di marcia. I convogli erano composti dalla automotrice con 18 posti a sedere e 40 in piedi, alla quale potevano essere agganciati no a 2 rimorchiate, con ulteriori 40 posti. La velocità commerciale era di circa 15 km/h e l’intero viaggio durava 45’. Con la realizzazione del collegamento stradale nel 1963 e l’inizio del servizio mediante autobus l’anno successivo, arriva la crisi: diminuiscono i passeggeri, che si orientano verso il più veloce servizio automobilistico e nessuno pensa ad ammodernare e rendere nuovamente competitiva la Guidovia.
Il 31 ottobre 1967, alla scadenza della concessione dell’esercizio, la Guidovia cessa definitivamente il proprio funzionamento. Automotrici e rimorchiate vengono quasi tutte avviate alla demolizione, mentre l’originario percorso si trasforma dapprima in percorso pedonale e poi ciclopedonale. Delle storiche automotrici, la matricola numero 1 costruita all'interno delle officine A.G.I. Auto Guidovie Italiane di Piacenza, si salva: viene dapprima preservata all’interno del nostro deposito di Settala e, successivamente, donata al Museo dei Trasporti Ogliari a Ranco. La chiusura del museo Ogliari, nel 2014, ha signi cato per la Guidovia l’obbligato trasferimento ad altra sede, nel giardino del Parco e Museo del Volo – Volandia, alle porte di Malpensa. Qui vi è rimasta, provata dal trascorrere degli anni ed ormai esposta alle intemperie, no ad alcuni mesi fa, quando vengono allacciati i rapporti fra Autoguidovie e Volandia. Oneri ed attività di restauro vengono così assunti da Autoguidovie con alcuni partner storici, mentre al museo l’onere di realizzare una sede appropriata volta ad accogliere il rotabile una volta restaurato.
Ed è così che nel luglio scorso, sono state avviate le attività di trasferimento della Guidovia da Volandia alle officine in cui è in corso il lavoro di restaurazione: un processo impegnativo per i tecnici, tutti carichi di entusiasmo per questa impresa stimolante, con l’obbiettivo di ridare il meritato prestigio ad una vettura che rappresenta per Autoguidovie e, per l’ingegneria più in generale, una pietra fondamentale della storia italiana del trasporto.